Il Canavese

Il Canavese è un angolo di Piemonte, in provincia di Torino, dai toni sobri, mai chiassosi, ricco di profonde valenze ambientali e storiche. Un’area di interesse turistico particolare, ideale per coloro che vogliono assaporare una terra lontana dai grandi circuiti di massa…

Geograficamente compreso tra il fiume Po a sud e la Valle d’Aosta a nord, confina a nord-est con la provincia di Biella e a sud-est con la provincia di Vercelli. Entro questi confini, in tempi remoti, si distese un grande ghiacciaio che, al suo ritiro, lasciò dietro di sé un cerchio di colline moreniche e una miriade di laghi. In questo panorama “bucolico” spicca il regolare profilo della serra morenica d’Ivrea lunga 25 km.

Anche le vicissitudini storiche fanno del Canavese un territorio con un carattere proprio e originale:

In principio la regione fu abitata dai Salassi, una tribù di ceppo celto-ligure; a partire dal 22 a.C. ebbe inizio l’era del dominio romano ( i centri canavesani sono infatti per lo più di origine romana). Con la caduta dell’Impero, il Canavese condivise la storia del resto d’Italia: terra di passaggio dei Barbari, controllata da Bisanzio, occupata dai Longobardi, sottomessa ai Franchi. Al venir meno del dominio franco, il territorio consegnò alla storia ben due re: nel 950 Berengario II, marchese d’Ivrea, e nel 1002 colui che è considerato il primo re d’Italia, Arduino, ancor oggi personaggio storico di spicco. Nel 1300 ebbe inizio l’espansione dei Savoia. Il territorio divenne parte del loro ducato, poi principato, infine regno, seguendo le vicende della famiglia. Nel XVI sec. seguirono i domini francese e spagnolo. Nuovamente sottomesso ai francesi dalla fine del 700 sino alla sconfitta di Napoleone, la regione tornò ai Savoia con la Restaurazione. Numerosi canavesani parteciparono alle lotte per l’Indipendenza nel 1860, così come nel secolo successivo alla Resistenza partigiana.

Ancor oggi permangono interessanti testimonianze di queste complesse e importanti vicissitudini storiche.




I Vigneti di Carema

Carema è terra di confine, essendo l’ultimo paese del Piemonte all’imbocco della Valle d’Aosta.

I terreni di coltivazione sono, come in tutto il Canavese, di origine morenica, ricchi di elementi diversi per la grande varietà di rocce dal cui disfacimento provengono. Il PH risulta compreso tra i valori 5 e 6, indicando la natura acida o sub-acida della reazione. Appartengono al tipo silico-alluminoso-alcalino corrispondente ai grandiosi massicci cristallini di Monte Rosa, Monte Bianco e Gran Paradiso.

I vigneti rappresentano un vero spettacolo. Stupisce che le Belle Arti non li abbiano presi sotto tutela e iscritti tra le meraviglie d’Italia.

Testimonianza di ingegnosità e bravura, capolavoro di ingegneria contadina, esempio di civiltà antica e moderna, sono la concreta prova della lotta per la sopravvivenza dell’uomo e della vittoria su una terra difficile e dura da “domare”.

Un museo all’aperto da visitare con il fiato sospeso per la bellezza e con ammirazione per l’incredibile capacità realizzativa dell’uomo.


Il Carema

Il Carema è senza dubbio il vino rosso più importante dell’azienda.

Prodotto dalla vinificazione di uve Nebbiolo, è un vino vellutato, robusto, di struttura superba ed equilibrato nei caratteri.

Unico, di grande finezza, non confrontabile con i vini prodotti in altre zone pur dallo stesso vitigno.

Nel comune omonimo le uve sono coltivate usando il tradizionale sistema di pergole dette “topie” sorrette da pilastri in pietra ( “pilun”) che, insieme ai muretti, fungono da volani termici ( immagazzinano il calore solare restituendolo nella notte).

Si tratta di un vino che ha sempre goduto di grande fama all’interno del panorama vinicolo nazionale. Si dice che già i Romani se lo contendessero; nel Cinquecento spiccava sulle tavole dei Duchi di Savoia tra i vini “più prelibati”.


Il Carema Ferrando

Carema Etichetta Bianca

Prodotto con uve Nebbiolo raccolte verso il 20 ottobre, fermentato in vasche d’acciaio a temperatura controllata, con una macerazione delle uve di circa dieci giorni. L’affinamento è di trentasei mesi, come prevede il disciplinare di produzione, di cui trenta in botti di rovere.

Di colore rosso granato, si lascia appena attraversare dai raggi luminosi. Il bouquet presenta note speziate, fruttate; aromi fini e delicati di fiori secchi e rose. Il sapore dona una piacevole sensazione tannica e un buon calore dato dall’alcol presente.

Da servire a temperatura ambiente ( 18/20°c) in ampi calici da vino rosso importante. Ottimo accostato a carni rosse, stracotti, cacciagione, formaggi stagionati.


Carema Etichetta Nera

Prodotto da un’ulteriore selezione di uve Nebbiolo vendemmiate intorno al 20 ottobre, fermentato in vasche d’acciaio a temperatura controllata con una macerazione delle uve di circa dieci giorni. L’affinamento, come da disciplinare di produzione, è di trentasei mesi in barrique e tounneau.

Di colore rosso granato intenso, limpido e consistente. Il bouquet presenta intensi aromi di specie, frutti rossi maturi, con note di viola e di frutti di sottobosco. Il sapore dà intense note alcoliche e una buona sensazione di freschezza.

Da servire a temperatura ambiente (18/20°c) in ampi calici da vino rosso importante. Ottimo accostato a carni rosse, stracotti, cacciagione, formaggi stagionati.

Il Carema Etichetta Nera viene prodotto solamente nelle grandi annate. Per il limitato numero di bottiglie prodotte è e resterà un vino per pochi “eletti”…





L'Erbaluce di Caluso

Nel panorama piemontese, caratterizzato dalla prevalenza di vini rossi, il Canavese presenta una zona del tutto particolare per la dominanza del vitigno Erbaluce. Un vitigno autoctono, molto duttile tanto che se ne ricavano ( evento unico nel panorama viti-enologico nazionale) tre vini dalle caratteristiche diverse: Erbaluce di Caluso docg, Erbaluce di Caluso Spumante docg, Caluso Passito doc.

L’antica dizione Albaluce dimostrerebbe un’origine romana (da Alba Lux) e rimanderebbe alla colorazione calda dai riflessi ramati derivante dall’ultima fase della maturazione.

È un vitigno vigoroso ma al tempo stesso esigente; le sue caratteristiche hanno indotto numerosi produttori di altre regioni ad impiantarlo con scarso successo fuori dal Canavese. Per la sua qualità di “vitigno raro” fornisce risultati ottimali solo nell’equilibrio del suo micro-ambiente.

I terreni di coltivazione sono di origine morenica, ricchi di elementi diversi. Appartengono al tipo silico-alluminoso-alcalino, corrispondente ai grandiosi massici del Monte Rosa, Monte Bianco e Gran Paradiso. Sono dunque prevalentemente sabbiosi e affatto poveri, o del tutto privi di calce. In generale si presentano abbondantemente frammisti a pietrame e ciottoli arrotondati e levigati.

L'Erbaluce di Caluso Ferrando

Vino bianco secco ottenuto da uve Erbaluce nel comune di Borgomasino.

Le uve sono raccolte in piccole cassette nei primi giorni di ottobre. La pressatura è soffice e la fermentazione avviene in vasche d’acciaio a temperatura controllata. Il vino subisce un affinamento in bottiglia prima della commercializzazione.

Di colore giallo paglierino, brillante. Il bouquet presenta leggere note floreali e aromi di fiori bianchi. Il sapore è caratterizzato dalla presenza di sali minerali e da buona acidità, dona una sensazione di freschezza.

Da servire a 8/10°c in calici da vino bianco importante. Ottimo abbinato ad antipasti, creme di verdura, primi piatti, pesce.

Erbaluce di Caluso “Cariola” Ferrando

Da una selezione delle migliori uve Erbaluce deriva questo vino bianco secco dal colore giallo paglierino intenso, brillante. Le uve vengono colte nei primi giorni di ottobre. La pressatura è soffice e la fermentazione avviene per il 90% in acciaio a temperatura controllata e per il 10% in barriques. Il vino subisce un affinamento in bottiglia prima della commercializzazione.

Il bouquet ricorda aromi floreali, sentori di frutta fresca, vegetali, di mela verde e di erbe aromatiche. Il sapore è fresco con una buona sensazione data dall’alcol, non invadente, di buon corpo ed equilibrio.

Da servire a 8/10°c in calici da vino bianco importante. Ottimo abbinato ad antipasti, creme di verdura, carni bianche, pesce.

Ferrando Brut Erbaluce di Caluso Metodo Classico

Vino spumante Metodo Classico ottenuto esclusivamente da uve Erbaluce. Come base si utilizza il vino finito, proveniente dal vigneto “ La Torrazza” a Borgomasino. Seguendo la tradizione del Metodo Classico, è fatto rifermentare in bottiglia con un affinamento sui lieviti per almeno 24 mesi.

Di colore giallo paglierino con delicati riflessi verdi. Estremamente limpido e brillante. Il bouquet presenta fini aromi floreali di delicata intensità all’impatto olfattivo. Aromi di biancospino, il sapore risulta molto piacevole ed elegante con un perlage estremamente fine e un finale persistente di note tostate.

Da servire a 9°c in flûte. Ottimo abbinato ad aperitivi, accompagna bene antipasti, crostacei, piatti di pesce. Piacevole in tutti i momenti di convivialità.


Il Caluso Passito

La grande predisposizione dell’Erbaluce a dare vini passiti è dovuta principalmente alle caratteristiche fisiche dei suoi acini: grappolo spargolo e una buccia particolarmente consistente che permettono di prolungare l’appassimento e quindi di attendere l’attacco della muffa nobile in inverno avanzato.

Il Caluso Passito è uno dei simboli dell’enologia italiana e fiore all’occhiello della vitivinicoltura canavesana.

Era consuetudine antichissima e segno di buon augurio per le famiglie piemontesi conservare l’uva per il consumo da tavola almeno sino a Natale. Qualora, verso i mesi di marzo e di aprile, ne avanzasse qualche cesto l’uva veniva vinificata e posta in piccolissime botti ( 10/15 l.) oppure in pintoni in cui avveniva la serie di fermentazioni e di chiarificazioni naturali.

Le tecniche di appassimento rimangono pressoché inalterate rispetto a un tempo: le uve vengono adagiate su graticci in locali ben areati ( generalmente sottotetti e solai) e lasciate appassire fino al mese di marzo. In seguito sono pigiate per ottenere il mosto da cui si ottiene il Caluso Passito dopo ben quattro anni di invecchiamento ( secondo il disciplinare di produzione).

La storia del Caluso Passito affonda le radici nei secoli. Sante Lancerio, bottigliere di Papa Terzo Farnese, nel 1530 riferisce che Sua Santità, sommo intenditore di vini, amava molto il vino liquoroso prodotto nei dintorni di Ivrea che definiva “molto perfetto”. In date più recenti si sa con certezza che lo apprezzarono Napoleone III e Vittorio Emanuele II come vino di lusso e “nettare spiritoso”.


I Vini Passiti Ferrando

Caluso Passito DOC

Passito ottenuto da uve Erbaluce provenienti dal vigneto “La Torrazza” nel comune di Borgomasino ( terreno di origine morenica, ricco di elementi diversi).

Le uve vengono raccolte verso la fine di settembre e disposte in piccole cassette in modo che i grappoli rimangano l’uno accanto all’altro. Nei primi giorni di marzo, dopo aver subito un appassimento di circa cinque mesi, le uve sono selezionate e pressate lentamente. Il mosto ottenuto è fatto fermentare in barrique. L’affinamento dura quattro anni, di cui almeno due in barrique.

Di colore giallo con importanti riflessi oro. Il bouquet esprime note di frutta matura, miele, confettura, albicocche e fiori dolci; note persistenti con aromi tostati. Sapore morbido ed equilibrato, di buona struttura, con note finali di vaniglia e frutta tostata.

Da servire a 12°c in piccoli calici da vino-dessert. Ottimo accostato a pasticceria secca e formaggi erborinati, oppure semplicemente servito come vino da meditazione.


“Solativo” Vendemmia Tardiva

Vendemmia tardiva da uve Erbaluce ( evento insolito per il territorio canavesano).

Le uve sono lasciate appassire in vigneto fino al mese di Novembre , poi raccolte in cassette e pressate. Il mosto è fatto fermentare in barriques a basse temperature, dopodichè affinato per dieci mesi sempre in barriques.

Di colore giallo paglierino intenso. Il bouquet è fine ed elegante con note di frutta matura e miele. È un vino dal sapore dolce, caldo, avvolgente al palato con note finali di vaniglia e frutti.

Da servire a 10°c in piccoli calici da vino-dessert. Ottimo accostato a formaggi erborinati e fois gras, oppure semplicemente servito come vino da meditazione.